Speciale Brexit #12: Wallace aveva torto?

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6 febbraio 2017 di Scarpe Sciolte

Ciao gente! Oggi, come successo con Omar qualche tempo fa, abbiamo un ospite!!!

Ho infatti ricevuto un due righe da un caro amico che, come me, è diventato una scarpa sciolta e, come me, è rimasto scottato a causa della Brexit e, sempre come me, ha voluto fare un’analisi di quello che potrebbe succedere in caso di un nuovo indyref Scozzese.

Lui però, a differenza del sottoscritto, è totalmente a sfavore di un eventuale Scottex e, nononstante io sia convinto che “st’inglesi hanno rotto gli zebedei”, sono più che felice di condividere il suo punto di vista che non posso non ammettere essere un’analisi ben argomentata del perchè, nonostante la minchiata chiamata Brexit, un’eventuale indipendenza scozzese non sarebbe una bella cosa per la nostra economia fatta di cardi e mars fritto.

Ora, come citando Voltaire, pur non condividendo le sue idee, mi batterò fino alla morte affinchè possano queste essere espresse, specialmente quando l’argomentazione è così ben fatta!
Mettetevi quindi seduti e date il benvenuto al nostro caro Federico:

Ringrazio Stefano per avermi permesso di occupare questo blog, dandomi la possibilità di dire la mia, in maniera dettagliata, circa l’economia scozzese.
L’idea ci è venuta dopo le interminabili discussioni su gruppi di dilagante disagio sociale che si possono facilmente trovare in quel di facebook.

Ovviamente sul social di Zuckenberg si fa chiacchiera da bar e come tale andrebbe interpretata ma ho letto cose totalmente fuori da ogni logica che, ovviamente, altro non sono che il risultato di una mancanza di conoscenza, in alcuni casi drammatica, dell’argomento di cui si sta parlando.
Questo ovviamente non può fare altro che aumentare il fenomeno che stiamo vivendo da una decina di anni a questa parte: la disinformazione e la diffusione di bufole più o meno gravi.

Giustamente voi direte “Ma alla fine siamo in democrazia, siamo tutti uguali giusto?”
Sbagliato. Anzi, sbagliatissimo, direi io.

Lasciatemi giustificare questo mio diretto brevissimo incipit.

Se si parla di un dato argomento, tipo la fisica nucleare, io che non ne capisco una beneamata mazza posso avere la mia opinione, come chiunque altro ma dovrei comunque avere l’umiltà intellettuale di evitare di pubblicizzare la mia idea “da outsider” come verità assoluta e imprescindibile.

Il problema di Facebook e, da quello che vedo in generale, anche quello della vita “vera”, è il credere che la propria opinione sia sullo stesso piano di chi in quell’argomento ha dedicato tempo, studio e, sopratutto, fatica.

Io, dal basso della mia laurea in Scienze Politiche, posso dire di avere un minimo di conoscenza nel campo dell’economia, il che mi permette di analizzare la situazione in maniera differente da chi, ad esempio, è a digiuno di studi economici e fa il cuoco, il falegname, la bambola per la pignatta o l’unicorno per le feste di compleanno.
Giusto per fare qualche esempio random.

Ora torniamo a noi e parliamo di Scottex. D’altronde con estrema probabilità siete qui proprio per questo.

Quando si parla di indipendenza è normale che i sentimenti e l’orgoglio nazionale abbiano il sopravvento sull’intelletto.
Chi, dopo aver visto Braveheart, non ha mai sognato di mostrare le rotonde e paffute natiche agli inglesi, con la faccia pitturata di blu?

Io sono tra questi, almeno prima di andare a vivere con la mia ragazza che, si dà il caso, è Inglese.

Il problema maggiore di rivoluzioni e indipendenze è che oggi giorno viviamo in un’economia globalizzata, dove le scelte fatte da un governo non sempre sono libere da vincoli e sicuramente non sono mai esenti dalla regola causa/effetto.
L’economia è matematica, sono numeri. Freddi e insensibili numeri, organizzati con ordine mistico che, alla fine dell’anno economico devono “tornare” da qualche parte.

Un po’ come tutti i comuni mortali che devono scendere a patti con la dura realtà e non possono permettersi spese folli, così anche i governi non possono prendere decisioni basate sull’emotività perché, alla fine, quelle decisioni andranno ad impattare duramente le vite di chi vive in quei paesi.

Allora, basta con i preamboli, e cerchiamo di rispondere alla domanda “Cosa succederà alla Scozia se diventasse indipendente?”

Risposta di Federico “La Scozia avrà le pezze al culo peggio di un paese del terzo mondo per svariati anni”.  [Si noti come Federico, a volte, parli in terza persona come Gollum – Ste]

Come faccio a dire questo? Basta dare un’occhiata ai conti del governo Scozzese.
(Se cliccate QUI potrete vedere il rendiconto delle spese e delle entrate della Scozia).
Non bisogna essere un revisore contabile per notare che il bilancio è in deficit, ma soprattutto questo deficit è maggiore di quello del resto del Regno Unito.

L’economia della Scozia, è fortemente legata all’industria dei combustibili fossili. L’incidenza di questo mercato sul bilancio è talmente elevate che all’interno del documento di cui sopra, potete vedere come viene indicato il bilancio con e senza gli introiti del Mare del Nord.
La Scozia, come sistema economico è stata colpita pesantemente dalla crisi petrolifera inziata nel 2014, che ha portato ad una diminuzione del prezzo del petrolio. In passato le tasse incassate dal governo sul petrolio estratto nelle acque territoriali Scozzesi ha permesso di bilanciare la spesa pubblica e mantenendo i conti in linea con la media UK. Dall’inizio della crisi petrolifera, questo cuscinetto è stato annullato ed il debito pubblico Scozzere è salito al 9.5% del PIL (o come lo chiamano qui GDP) che è più del doppio del 4% medio del Regno Unito.

Se date un’occhiata all’immagine in basso, si tratta di un grafico dove vengono riportati i dati del debito pubblico della Scozia e del Regno Unito dal 1998 al 2016, noterete come il debito UK (che ovviamente comprende anche il dato Scozzese) sia più basso di quello scozzese e dal 2012/2013 è in diminuzione costante.

debito

Whoooooo ci sono grafici su questo articolo! Allora è una cosa importante!!!

Il valore che però interessa a noi, dato che si parla di indipendenza scozzese è la linea rossa (il valore del bilancio della Scozia, comprensivo delle rendite del Mare del Nord) che, in contro tendenza con il valore del Regno Unito, è in andamento negativo dal 2014, anno d’inizio della crisi petrolifera.

Vedete come le cose iniziano a combaciare?

 

Ma tornando al bilancio in generale, alcune voci di spesa della Scozia non sono sotto il diretto controllo di quest’ultima. Ad esempio 3 miliardi di sterline vengono spese per contribuire al bilancio della difesa UK, calcolato in base al numero di abitanti. In caso di indipendenza, il governo Scozzese può decidere di spendere meno, ma dato che dovrà creare nuove infrastrutture e una rete logistica e di comando nuova, convertendo in parte quella mutuata dalle Forze Armate Britanniche, è logico aspettarsi che questa voce di spesa cresca.

Come ogni povero cristo che vive su questo pianeta, quando si deve risparmiare l’unico metodo è uno solo: diminuire le spese e aumentare le entrate.

Le voci di spesa che incidono maggiormente sul bilancio statale Scozzese sono la sanità (health) con 12.2 miliardi di sterline, ed lo stato sociale con benefits e pensioni che pesa per ben 18.3 miliardi di sterline.
La grande sfida è ridurle in modo da ridurre il debito pubblico, ma non troppo per non pregiudicare quelli che sono dei servizi essenziali.
Questo per le spese, ma come fa uno stato ad aumentare le entrate?
Semplice, aumenta le tasse! Le entrate annue della Scozia sono calcolate in 53.7 miliardi di sterline e il 43% di questa cifra, proviene dalle tasse sul reddito dei cittadini (12.2 miliardi) e dalla VAT (11.2 miliardi).

E qui vi chiederete “e le tasse del petrolio?”. Bella domanda, ma come dicevo prima, il settore petrolifero è in netta crisi e dato che le tasse colpiscono il prezzo del petrolio, non la quantità estratta, con il crollo del primo sono crollate anche le entrate relative. Come potete vedere dall’immagine di seguito, dopo un picco di oltre 12 miliardi nel 2008/2009, nel 2015/2016 l’incasso è vicino allo zero.

graph.png

Un’altro grafico!!! E chi se lo sarebbe mai aspettato?!?!?!?

Quindi a causa di mutamenti di mercato, l’economia Scozzese si ritrova con 12 miliardi di meno in saccoccia e ora Nicola Sturgeon deve capire dove trovare quei soldi, se vuole mantenere i servizi al cittadino come sono. Iniziate a capire quanto sia difficile governare un paese?
Ma soprattutto capite quante cazzate sparano quei politici che dicono di sapere come risolvere i problemi subito e “hassle-free”?

Una Scozia indipendente, con un debito pubblico pari al 9.5% del PIL, dovrà mettere in cima alle sue priorità la riduzione di questo valore.
Nella situazione attuale, il sistema economico condivide gioie e dolori con quelli dell’Inghilterra, del Galles e dell’Irlanda del Nord, e insieme riescono ad essere quella che è la sesta economia più ricca del mondo.
Vi farà piacere sapere che prima del voto del Brexit il Regno Unito era in quinta posizione, grazie Farage, no, grazie davvero… [#chediotefurmini – ste]

Ma cosa significa per un paese avere un debito pubblico alto?
In termini pratici, significa che lo stato in questione in passato ha speso più soldi di quanto ha incassato.
Dove li ha presi quei soldi?
Dai cittadini, tramite i titoli di debito pubblico o da organismi sovranazionali come il Fondo Monetario Internazionale o anche da istituti bancari enormi che hanno così tanti soldi da poterli prestare ad uno stato.
Avere un debito alto vuol dire che sei un cattivo debitore, che tendi a spendere piú di quello che ti puoi permettere e quindi i soggetti di cui sopra, saranno meno invogliati a prestarti altri soldi.
Come si fa a farli venire voglia di prestarti altro denaro?
Alzando il tasso di interesse e facendo questo generi altro debito in un circolo vizioso. Fortunatamente, in casi gravi, il Fondo Monetario Internazionale può intervenire prestando il denaro necessario a prezzi inferiori a quelli di mercato, ma in ogni caso questo prestito è soggetto a garanzie quali l’aumento delle tasse e tagli alla spesa.
Questa cosa vi è familiare?
É esattamente quello che succede in Italia ed è successo in precedenza alla Grecia.

Questo gioco dei prestiti si basa sulla forza contrattuale che dipende da quando è ricca un’economia.
Maggiore è la ricchezza di un paese, maggiore sarà la quantità di denaro che riuscirà ad ottenere in prestito. Ma come potete immaginare si tratta di una scelta estremamente rischiosa.

Per semplificare il discorso ho volutamente ignorato il problema della valuta: in caso di indipendenza della Scozia, la Banca d’Inghilterra ha già rilasciato dichiarazioni sulla revoca dell’autorizzazione ad usare la sterlina.
Questo comporterebbe per la Scozia il dover creare una nuova valuta da zero.
Questo è un argomento a cui voglio dedicare un articolo a sé data la complessità dei meccanismi che regolano le valute nazionali.
Vi basti sapere per ora che uno stato non decide liberamente il valore della propria moneta, ma dipende tutto dal valore che gli altri stati gli riconoscono.
Per fare ciò servono accordi internazionali e contrattazioni lunghe e difficili.
L’ipotetica Sterlina Scozzese o Freedom Coin o Mars Fritto, o come cavolo vorranno chiamarla, almeno nell’immediato, non varrà nemmeno la carta su cui è stampata.

Scommetto che molti di quelli che hanno inziato a leggere si sono scoglionati per la lunghezza dell’articolo, ma vi giuro che ho cercato di tenerlo il più corto possibile, ma l’economia non è una cosa semplice e non si può spiegarla con due parole.
O meglio, ci sono persone che la sanno spiegare, e infatti insegnano, io no, quindi vi beccate il papello!

Anche se questo articolo ha fatto male al mio cuoricino che vorrebbe un’indipendenza anche oggi pomeriggio stesso, non posso negare di essere più che contento di aver condiviso questa testimonianza che, spero, vi abbia aiutato ad avere un minimo di chiarezza in più circa la situazione che stiamo vivendo in questa epoca.

Sia chiaro, nessuno qui intende convincere nessuno, si scambiano due chiacchiere il quanto più costruttive possibili. O perlomeno ci si prova 🙂

Per quanto mi riguarda non posso che mandarvi un abbraccione di quelli che “we are the world we are the children”.

Statemi bene
Ste

25 thoughts on “Speciale Brexit #12: Wallace aveva torto?

  1. lauryn77 ha detto:

    Proprio quello che intendevo, lasciamo parlare chi ne sa di economia. E qui mi pare che se ne conosca abbastanza. Devo dire che mi ha fatto cambiare idea, assolutamente 🙂
    A sto punto spero che la Brexit sia ben studiata. La white paper che ho letto non fa altro che dire che le leggi europee saranno trasformate in leggi interne, quindi #sticazzi, cambieranno solo i rapporti con gli immigrati e lo scambio di merci, che stai certo, cercheranno di rendere più semplice possibile. Ci sta che mettano un freno all’immigrazione, ma mi domando come. Se fare un passaporto o chiedere un visto di lavoro (quindi aggiungendo puramente burocrazia) deve rallentare uno che ha voglia di trasferirsi lì, con me perdono in partenza, io vado a farmelo domani stesso 😀

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    • Scarpe Sciolte ha detto:

      Purtroppo le domande che giustamente poni saranno risposte dalle negoziazioni che avverrano dopo l’invocazione dell’articolo 50.
      Vediamo che succede nei prossimi mesi

      Piace a 1 persona

      • lauryn77 ha detto:

        esatto, possiamo solo stare a guardare. e forse darsi una mossa a emigrare entro il 2019 potrebbe non essere più una brutta idea 😀

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      • Scarpe Sciolte ha detto:

        Sempre se l’eventuale regolamentazione sia o meno retroattiva…

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      • lauryn77 ha detto:

        sì va beh non è che possono fare rientrare in patria delle persone che lavorano regolarmente nel Regno Unito come fossero dei criminali, al massimo si dovrà fare qualche pratica o visto per regolarizzare la posizione. più che altro quelli che sono in fase temporanea di ricerca del lavoro, magari per quelle persone ci vuole un po’ di attenzione e regolamentazione in più. ma d’altronde anche in Italia non è che rimandiamo a casa gli extracomunitari, anzi.

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  2. Guido ha detto:

    Devono tener conto anche di tutti i cittadini inglesi che vivono nell’EU, soprattutto in Spagna, Portogallo (per il clima) e in Germania e Francia (per lavoro). Rischierebbero dei contrasti con questi Paesi che ospitano i loro connazionali. Quindi penso che con i cittadini dell’EU verranno fatti accordi di buona “accoglienza”.

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  3. Antonio ha detto:

    Ottimo articolo, complimenti ad entrambi. Avrei una domanda da porre. Tu scrivi:
    “E qui vi chiederete “e le tasse del petrolio?”. Bella domanda, ma come dicevo prima, il settore petrolifero è in netta crisi e dato che le tasse colpiscono il prezzo del petrolio, non la quantità estratta, con il crollo del primo sono crollate anche le entrate relative”
    Potendo, la Scozia puo inserire/richiedere una tassa sulla quantità estratta? Esistono altri Paesi Che hanno fatto una politica Di questo genere?
    Grazie

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    • Federico Marsili ha detto:

      Ciao Antonio,

      Ti ringrazio per il feedback positivo e sono contento della domanda. Una tassa che colpisca la quantità estratta piuttosto che il valore del prodotto estratto venduto avrebbe senso in uno scenario in cui il governo locale voglia disincentivare l’estrazione di combustibili fossili in favore di settori come le energie rinnovabili. Purtroppo, sebbene la Scozia sia molto avanti nella corsa alle energie verdi, il settore minerario e degli idrocarburi impiega una buona fetta di lavoratori locali ed aziende di settore. Colpire la produzione spingerebbe ad una riduzione delle estrazioni con conseguente riduzione del personale. Colpendo invece il valore di un bene, con una tassa sul valore del bene in questione tipo la nostra IVA per farti capire, il produttore scaricherà l’imposta sull’acquirente finale che in questo caso sono le aziende di raffinazione del petrolio che spesso hanno le strutture di trasformazione al di fuori della Scozia.

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  4. […] I miei, o sia analitico e a tratti anche un pò “stronzo”, come l’articolo “Wallace aveva torto”, scritto qualche giorno fa dal caro Federico, o che sia fintanto ben scritto e argomentato come […]

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  5. […] dopo Omar è nuovamente il turno di Federico, già precedente ospite dell’articolo Wallace aveva torto,  con un articoletto di quelli che non guastano mai e che fanno felice il portafogli! Siete in […]

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  6. […] scozzese potrebbe creare seri danni alla nostra economia. Questo pensiero è stato poi ampliato dal secondo articolo scritto questa volta da un mio amico expat che, oltre a rubarvi il lavoro, vi sta pure rubando le donne visto che convive con una ragazza […]

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