Fare Impresa… Un piccolo sfogo personale
423 febbraio 2016 di Scarpe Sciolte
Dalle mie parti si dice che un negozio é come una galera a porte aperte. Niente di piú vero purtroppo.
Vi avverto fin dall’inizio che oggi mi é venuta voglia di essere polemico in modo serio, senza fare troppe battute ne cercando di strappare sorrisi.
Preparatevi perché saró noioso, ma talmente tanto noioso che a confronto un documentario sui lombrichi potrebbe vincere il premio come miglior film d’azione (a patto che non ci sia Di Caprio nel cast).
Permettetemi quindi di partire dicendo che, secondo il mio modestissimo parere, una societá vincente é una societá che, oltre a tantissime altre cose, é riuscita a comprendere l’infinito valore delle imprese.
E non parlo di FIAT, piuttosto che Barilla, Nestlé o qualsiasi altra multinazionale, ma mi riferisco al termine “impresa” nel senso piú ristretto del termine oserei quasi dire al senso piú “intimo e poetico”, ovvero mi riferisco alle piccole e medie imprese che generano quella linfa vitale che fornisce l’ossigeno a tutta la nazione e che aggiunge benessere alla vita delle persone.
Saró anche un disagiato con seri problemi mentali ma sono del parere che le piccole e medie imprese non forniscono solamente “servizi”, ma arricchiscono l’ambiente in cui queste si trovano, aumentando il livello di benessere alla comunitá tutta.
Se mi dedicate 30 secondi mi spiego meglio, promesso.
Visto che chi segue questo blog sa che non parlo praticamente mai “per sentito dire”, non posso fare altro che entrare nel merito del discorso, facendovi partecipi di eventi di cui sono stato protagonista.
Pronti? Via!
Nel mio piccolo, subito dopo la laurea, avevo avviato, nel mio paese natale, un negozietto di informatica in cui effettuavo, insieme alla mia dolce metá, praticamente qualsiasi cosa legata all’informatica: dalla vendita, all’assistenza passando per la consulenza e alla nobile e antica arte del “rimetti l’orologio sul cellulare della vecchietta che ovviamente non ti pagherá mai ma ti dirá quanto sei bravo e che lei c’ha un nipote, ma proprio tanto bravo coi computer, che lavora per la NASA, ma che non ha tempo di rimettergli l’orologio quindi si é rivolta a te che eri l’ultima spiaggia e, anche se paragonato al nipote, fai professionalmente cagare, ti fa la cortesia di farsi dare una mano, ovviamente aggratisse….”.
Fatta questa premessima mi permetto di dire che io, nel mio piccolo, portavo (o almeno ci ho provato) benessere alla mia comunitá. Questo perché se si rompe un computer o una TV o un Hi-Fi, é cosa carina per il cittadino avere la possibilitá di accedere ad un centro di assistenza senza dover peregrinare per migliaia di km manco fosse un Hobbit nel pieno della sua attivitá di “distruttore di anelli”.
Ovviamente l’esempio puó essere riferito a qualsiasi tipo di attivitá come panifici, ferramenta, cartolerie, librerie, podologhi, rubinetterie che forniscono miscelatori, e chi piú ne ha piú ne metta.
La mia personalissima opinione é che una realtá ricca di attivitá, é una realtá felice e prospera, poi se la pensate diversamente vi auguro un mondo pieno di centri commerciali tutti uguali e tristi con la musica a palla e l’odore per ambienti talmente tanto forte da farti avere le allucinazioni.
Semplicemente qui in Scozia l’hanno capito ed hanno creato delle strutture di supporto alle imprese che forniscono consulenze di vario tipo e corsi (si avete capito bene corsi) completamente a titolo gratutito, senza contare forme di credito speciali per le start-up (senza alcun vincolo d’etá), forme di esenzione dal pagamento delle imposte in caso di dimostrabile difficoltá economica e tanti altri aiuti che se mi mettessi qui a parlarvi di tutto diventerei piú noioso di un inserto del Sole 24 ore.
Tutto questo per dire che una cosa come lo “studio di settore” qui, nella calda assolata Scozia, sarebbe motivo di linciaggio per tutta la classe dirigente.
Per coloro i quali risultino talmente tanto fortunati da non avere avuto mai a che fare con gli studi di settore, mi permetto di erudirvi nella maniera piú subdola e vergognosa possibile: a parole mie…
Il discorso é abbastanza complesso ma, non essendo un commercialista/revisore dei conti, eviteró di entrare nel dettaglio e cercheró di spiegarmi veramente come meglio posso senza fare troppi giri di parole, anche perché rischio di scrivere delle minchiate stratosferiche talmente tanto grosse da far sembrare il figlio di Bossi un laureato in neuroscienze applicate.
E adesso non perdiamo in chiacchiere meno utile di una puntata di Mistero e spariamoci un un bell’esempio, o mio caro popolo del web!
Immaginiamo che il Sig. Paolo Splonf decida di aprire una societá di rimozione unghie incarnite nel ridente paesino di Splinf, provincia di Splanf.
Ora il discorso é semplice io, Stato, faccio uno studio (lo studio di settore) in cui ipotizzo che il sig. Splonf, con attivitá di rimozione Unghie incarnite avviata a Splinf, provincia di Splanf, guadagna 1000 soldini di cioccolato fondente Novi al mese.
Ora il discorso é ancora piú semplice. Se il sig. Splonf, a causa della crisi che noi tutti conosciamo e anche a causa del fatto che quelle stime saranno sicuramente state elaborate da un funzionario talmente tanto competente da far sembrare un bonobo con problemi mentali un saggista sull’energia nucleare, NON GUADAGNA REALMENTE 1000 soldini di cioccolato Novi al mese, ma a malapena ne guadagna 500, secondo voi, o caro popolo che in questo momento sta leggendo queste mie parole su un monitor sicuramente fabbricato in Cina, su quale tra le due cifre andré a pagare le relative tasse? Rullo di tamburi…………..
La risposta é, stupida come una puntata del grande fratello, ovvia: sulla cifra stimata dal ministero (purtroppo non quello della magia brutti babbani che non siete altro).
Il risultato di una cosa cosí becera strategia di tassazione é ipotizzabile in maniera talmente tanto semplice che mi vergogno quasi a scriverlo… Ovviamente il Sig. Paolo Splonf, sará costretto ad attingere ai suoi risparmi per pagare le tasse su un utile che NON HA MAI INCASSATO e che mai incasserá da lí a breve…
Diciamo pure senza riserve che come strategia fiscale, quella degli studi di settore, é meno intelligente di una partita allo schiaffo del soldato con Gianni Morandi.
Che infamata! Direte voi. Fermi tutti! Ma che cazzo stai a dí! Direbbe pure er pizzettaro di via della scrofa!
Fermi tutti! vi dico io… Non conoscete ancora la ciliegina sulla torta!
Se a fine anno lo studio di settore non coincide con quello dichiarato dal Sig. Splonf, visto che il povero cristo ha incassato meno di quanto previsto dal sicuramente competentissimo addetto dell’agenzia delle entrate, si viene pure a subire una simpaticissima e morbidosissima verifica fiscale da parte delle altrettanto simpaticissime e morbidosissime Fiamme Gialle.
Mi sembra pure giusto… Oltre a sfilarmi soldi che non guadagno mi mandi pure i dobermann a rendere ancora piú lieto il mio essere “imprenditore” in periodo di crisi nera…
Ma che bel sistema che abbiamo nello stivale! Ti vien voglia di iscriverti ai terroristi, come una ventina di anni fa minacciava ilcaro bidello incompreso Mario Magnotta.
Vabbé bidelli ingenui a parte, questo é quello che é successo al sottoscritto e quello che é successo e sta succedendo ad un numero infinito di persone che ha avuto il coraggio (e qualcuno ancora lo sta avendo) di tenere “la bottega aperta”. Purtroppo questa guerra al massacro ha portato al risultato, nel mio personalissimo caso, che oggi vi sto scrivendo e raccontando le mie gesta fuori dall’italico territorio e, passatemi la parolaccia, in culo a equitalia!
Cosi facendo, il simpatico stato che diede i natali a Dante e Leonardo, ha perso, solo con la mia chiusura, 5000/6000 € l’anno, senza contare che, sul territorio, c’é una famiglia di consumatori in meno che distribuisce il proprio utile nelle tante altre imprese, dando origine a quella che io, nella mia infinita conoscenza di quella materia di studio accademica definita come “Economia internazionale applicata ai poveracci che sputano sangue per arrivare alla fine del mese”, definisco “Reazione a catena”.
Dopo questo sfogo da nervoso (sará il buco dell’azoto….) mi viene da ammettere che non questo non é il solito articolo in cui parlo di cose, racconto di prassi e procedure, e mi accorgo solo adesso che forse queste quattro righe sgrammaticate sono piú per me che non per voi, abbiate pazienza…
Prendetelo semplicemente come uno sfogo di frustrazione e ignoratemi, come si fa con un parente che si lamenta di avere ogni dolore e malattia conosciuta dal genere umano.
Vi prometto che con il prossimo articolo recupero!!!!
Nel frattempo se anche a te é piaciuto questo mio insolito (per chi non mi conosce) lato polemico, approfittane condividendo queste mie ormai preziosissime perle letterarie su ogni social network a cui hai accesso! Fallo senza riserve e ti assicuro che il rischio di cataratta in terza etá diminuirá del 37,4% (studi clinici non effettuati su anziani vivi lo dimostrano).
Condividi e anche tu potrai dire un giorno ai tuoi nipoti “Io CERO”.
Un abbraccione polemico
Ste
studi di settore…che odio. sto attendendo di riaprire partita iva per farmi due risate…ma mi sa che non la riapro, non mi avranno più 🙂
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NON FARLO. Ti devi volere bene… Stai lontano dalla partita iva…. é tua nemica…
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Uno sfogo è sempre lecito, mi hai dato più info tu nei tuoi blog che un anno di ricerche! Grazie!
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Apprezzatissimo Rick! Spero a breve di buttare giú qualcosa che possa essere piú utile per tutti 😉
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